AA. VV. – “PÖLYÄ – EXPERIMENTAL NEW WAVE AND ART PUNK FROM FINLAND 1979-1984”. Un’antologia imperdibile!

Un autentico capolavoro. Potremmo iniziare e chiudere qui l’articolo sul disco in questione, dato che oggi parliamo di un’opera difficilmente catalogabile, ma talmente arricchente a livello filologico e storico, da guadagnarsi il primato di disco più interessante ascoltato da tanti mesi a questa parte. Ed è veramente “importante” nel senso più concreto del termine Pölyä – Experimental New Wave and Art Punk from Finland 1979-1984, album antologico curato e pubblicato dall’etichetta finlandese Svart Records, realtà interessantissima all’interno del mercato discografico, che da sempre si occupa delle proposte musicali più astratte ed underground che pullulano nei luoghi più reconditi delle terre scandinave (qualche nome: Oranssi Pazuzu, Skepticism, KO:MI…) e che arriva oggi a proporre al proprio pubblico un disco che fin da subito si annuncia imprescindibile per qualsiasi appassionato non solo di musica, ma di cultura in senso lato.

L’intento che sta dietro quest’imponente opera è quello di raggruppare le maggiori esperienze artistiche che hanno visto la luce nel periodo che va dal 1979 al 1984 in Finlandia, una manciata di anni che hanno segnato la nascita di generi come il post punk e la new wave nel cuore dell’Europa. Ma la storia la conosciamo e bene o male è sempre la stessa: quando si parla di generi a cavallo degli anni ’70 ed ’80 (e non solo) i Paesi di riferimento sono la solita Inghilterra e la banale America, con buona pace di tutti quegli artisti che non hanno avuto il giusto seguito poiché hanno avuto la sfortuna di nascere e suonare in un paese poco prolifico e dal difficile passaparola culturale. Oggi però Svart Records è pronta a dare il proprio contributo nel riportare alla luce quelle band e quei musicisti che hanno reso la Finlandia una vera e propria fucina di esperienze artistiche negli anni di fuoco del punk decadente e dell’elettronica primordiale. E lo fa in un modo che rende il meritato rispetto alla scena musicale natia e contemporaneamente apre degli interessanti spiragli di luce su una musica che probabilmente molti pochi di voi avranno mai esplorata nella propria vita.

Ventiquattro brani per quasi un’ora e venti di sperimentazioni di ogni genere, che vanno dal punk al dark, dal noise all’industrial, dal folk più sghembo all’elettronica più malata, nel segno di un orgoglio finlandese che viene esaltato in ogni nota, rendendo l’ascoltatore via via sempre più consapevole di stare ascoltando qualcosa di mai udito prima. Inizialmente la lingua madre potrebbe rappresentare l’ostacolo più ardito da superare, ma abituato l’orecchio ad essa, ci si potrà addentrare nel bel mezzo di una selva di suoni abrasivi e sgraziati, ma al contempo caldi e preziosi, proprio perché ormai inesistenti ed introvabili se non in questa raccolta.

L’album segue principalmente un ordine cronologico basato sui singoli brani e questa scelta è ben percepibile durante tutto lo svolgimento del disco, grazie al progressivo ammodernamento dei suoni e delle registrazioni, le quali sono state quasi tutte recuperate da vecchie cassette perlopiù mai pubblicate, ma solamente duplicate dagli stessi artisti per farle circolare all’interno della propria cerchia di amici. Queste registrazioni sono poi state restaurate e rimasterizzate, mantenendo però lo spirito originale dei brani (e per una volta è vero, ve lo assicuro), che infatti abbondano di feedback ed equalizzazioni quasi inesistenti, figlie dello spirito freak con le quali sono state concepite in origine.

Ci si può solo chiedere se la forma d’arte scelta da questi artisti fosse anche un grido di battaglia contro il grigiore della “finlandizzazione”, le restrizioni nella produzione di musica popolare e l’arretratezza e la ristrettezza mentale del proprio paese. In ogni caso, gli artisti di questa compilation raramente osavano sognare un contratto discografico. Persino quelli che ne hanno firmato uno hanno scelto di ignorare la celebrità e hanno continuato imperterriti la creazione della propria musica alle proprie condizioni.

E così ci muoviamo, inizialmente spaesati e tramortiti, tra le note dei più famosi Lola Ego – che infatti sono la band che propone la musica meno sperimentale del lotto, a cavallo tra il punk pettinato e melodico post ’77 e un attitudine à la Ramones con tanto di coretti ad hoc – fino ad arrivare alla distopica sinfonia electro-industrial Taloni Löysin Veden Alta di oltre nove minuti, imbastita da H.S. Tuominen. Echi dei Velvet Underground sono ben percepibili nella cavalcata noise punk Kokoomus dei Vihan Muna, mentre Lips-Läps dei Vessel Umpio sembra essere stata partorita da un Joe Strummer scandinavo. Tanta è la varietà e la sperimentazione senza freni contenuta nei solchi di questo disco che se non sapessimo di che anni stiamo parlando, ascoltando Vihaan Ja Rakastan dei Päät, potremmo pensare di essere davanti al demotape di una band proto-black metal di fine anni ’80, tanto sono cattive e abrasive le chitarre! Ed ancora clangori e fischi senza fine caratterizzano le prime composizioni degli Swissair, i quali, riproposti anche più avanti in scaletta, dopo qualche anno paiono essere diventati un gruppo jazz! Ma le sorprese non sono finite, questo è poco ma sicuro.

Quel che è certo è che se nel ’79 le ispirazioni che animano i gruppi finlandesi sono maggiormente freak, folk e punk – i cori di voci bianche di Jos Maailmansota Syttyy degli Akisister sono esemplificativi in questo senso – nel corso degli anni la musica si fa sempre più criptica e destrutturata, andando più verso la musique concrète e l’astrattismo puro, piuttosto che verso le correnti maggiormente pop che imperversavano nelle zone più celebri d’Europa: e a questo proposito le proposte di artisti come Kilgore Trout, Uusi Laine e Ferric Johnsson dovrebbero chiarire il concetto, a suon di distorsioni, elettronica minimale, free jazz ed improvvisazione sfrenata.

Insomma, se già pensavate di conoscere abbastanza della scena musicale finlandese all’infuori del metal, vantandovi delle vostre toppe dei Terveet Kädet, allora questo disco è pronto a smentirvi del tutto, poiché qui troverete musica che in pochissimi possono dire di avere ascoltato veramente all’epoca della propria creazione. E se siete ascoltatori che dalla musica non pretendono solo giovamento e spensieratezza, ma anche storia, cultura e conoscenza, Pölyä – Experimental New Wave and Art Punk from Finland 1979-1984 è l’album perfetto per voi.

Ma non finisce qui: infatti se provate a cercare qualcuno di questi nomi su internet, difficilmente troverete informazioni adeguate o anche solo esiti corrispondenti alla vostra ricerca; per questo risulterà indispensabile il meraviglioso booklet contenuto all’interno del disco, di ben 44 pagine! Qui si raggiunge l’apice di tutta l’operazione filologica condotta da Svart Records, che raggruppa le storie dei 22 artisti contenuti nella compilation e le illustra tenendo conto dello sfondo culturale della Finlandia di quegli anni. Un documento veramente interessante ed unico, corredato di foto di repertorio introvabili e mai viste, che racconta una parte di storia europea ignota ai più e per questo si pone come un tassello imprescindibile per la conoscenza di qualsiasi cultore della musica e dell’arte che si rispetti. Aggiungiamo a tutto ciò un artwork davvero accattivante e delle grafiche azzeccatissime e il gioco è fatto. Ah, ve l’ho già detto che la raccolta è strutturata interamente su un doppio vinile? Fantastico.

Non fatevi sfuggire questo disco per nessun motivo al mondo! Non lasciate che questa musica, così come tantissima altra musica sparsa per il mondo, rimanga nascosta e si trasformi pian piano in pölyä (polvere).

Voto: 10/10

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Distribuito da: Svart Records

Data di uscita: 10/05/19

Svart Records

Dove potete ascoltare/acquistare il disco: Svart Records

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