La prima cosa che viene da pensare una volta che si finisce di ascoltare Don’t You Think You’ve Had Enough? è: ma queste ragazze se fossero uscite con questo disco negli stessi anni del mitico Blue Album dei Weezer cosa avrebbero combinato? Ve lo dico io: avrebbero asfaltato tutti e tutto! Con la forza del punk, la sfrontatezza del rock e le finezze del pop le Bleached confezionano nel 2019 un album – in uscita domani, il 12 luglio – che dovrebbe obbligatoriamente essere la colonna sonora dell’estate di chiunque, senza se e senza ma. E la recensione potrebbe finire qui, tanto le canzoni parlano da sole. Ma proviamo ad approfondire un po’ di più il discorso.
Le Bleached non sono nient’altro che un duo composto dalle sorelle Jessie e Jennifer Clavin, coadiuvate alla batteria da Nick Pillon; le ragazze provengono dall’esperienza garage/lo-fi delle Mika Miko, band che ha avuto vita dal 2003 al 2010 e che ha fatto scontare i dovuti anni di gavetta alle sorelle, le quali hanno poi fondato il nuovo progetto Bleached nel 2011. E da quell’anno sono usciti due full lenght sotto il nuovo monicker, accompagnati da cinque Ep, tutti pubblicati dalla Dead Oceans, che non ha mai abbandonato le ragazze fin dagli esordi. Giusto per farvi capire che non parliamo di due sprovvedute, per niente.

Dai primi lavori, maggiormente orientati verso un punk rock dalle sfumature garage, sporchi e sgraziati, le Bleached hanno man mano rifinito la propria proposta sfruttando la componente pop che era sempre stata presente nei loro brani, ma mai esaltata a dovere. Ed è così che, fin dalla copertina di questo nuovo album, le nostre si presentano sotto delle vesti quasi completamente inedite. Come delle moderne Thelma & Louise, le sorelle Clavin, in sella a un auto e vestite come in un film da drive-in Anni ’50, si preparano ad accogliere l’ascoltatore lungo quello che sarà un viaggio all’insegna della libertà più sfrenata, propria dell’estate. Curioso, in questo senso, che Don’t You Think You’ve Had Enough? sia stato composto in un momento di estrema calma e tranquillità per le Clavin, lontane dagli eccessi del rock’n’roll e della vita da musiciste.
Heartbeat Away setta subito le coordinate del disco: mid-tempo guidato da un riff di chitarra distorto al punto giusto, con una voce cantilenante che si armonizza sul ritornello, con un giro melodico irresistibile. Tutto è perfetto e gasa non poco. Questo è il pezzo che più di tutti grida la propria “weezeriana” ispirazione ed è bellissimo. Ascoltatelo in macchina, lungo una strada larga e deserta, occhiali da sole e braccio fuori dal finestrino, a volume sparato. Partenza col botto, per davvero.
Ed infatti, la seguente Hard To Kill cambia completamente le carte in tavola: partenza in shuffle, fischietti e chitarra funk; questo è un brano disco-dance, nella miglior tradizione della fine degli Anni ’70, arricchito da un video stupendo che mette in campo tutte le caratteristiche – viaggio, Thelma & Louise, mood vintage – di cui ho parlato prima. E vi sfido a non ballare o muovere la testa a tempo; impossibile. E vogliamo parlare di quel campanaccio? Wow. Ottima scelta come secondo singolo, anche perché il primo scelto per il lancio del disco ha spiazzato tutti; ma ne parleremo più avanti.
La caratteristica che riesce a mantenere le Bleached lontane dal mainstream tout court (per ora almeno) è, a mio parere, la voce quasi aliena di Jennifer Clavin, la quale seppur servendosi di linee melodiche ficcanti ed azzeccatissime, riesce comunque a mantenere un tono distaccato e “indie”, anche grazie al missaggio che inonda la voce di riverberi in pieno stile shoegaze o dream pop. Una particolarità che ho gradito moltissimo. L’immagine delle Bleached poi è un altro fattore importante: estetica retro fatta di chitarre vintage dalle forme più improbabili e look punk (ma con un occhio di riguardo per il glam), ma accessibile a tutti, finito poi dall’avvenenza delle ragazze – che sul palco si avvalgono anche della presenza di Micayla Grace alla chitarra – e dalla sensualità insita nei loro brani. Un mix letale su ogni tipo di pubblico.

Ed ancora: Daydream è ancora power pop distorto e veloce dal tiro invidiabile, tanto da fare invidia a chiunque si avvicini a questo genere. E ciò che risalta di più, brano dopo brano, è la fortissima dose di “americanità” che le sorelle Clavin riescono ad infondere in ogni canzone. Neanche per un istante verrebbe da pensare che questa band provenga da Londra o da Roma, oppure da Berlino o da Tokyo. No, signori: la Bleached sono di Los Angeles e vi assicuro che la musica di questo album è completamente pervasa dall’aria californiana che le due sorelle respirano da più di trent’anni.
E se non ci credete, ascoltatevi l’ultimo singolo Kiss You Goodbye, dov’è ancora il funky a farla da padrone, con basso e sintetizzatori in evidenza più che mai. Dovrebbero passarlo in ogni radio pop, sicuramente rialzerebbe l’attenzione degli ascoltatori. Inutile dire che anche il video di questa canzone è meraviglioso e sprizza estate da tutti i pori.
Ma c’è anche spazio per la tradizione americana più radicata nel rock’n’roll e nel country, come in Valley To LA, che non avrebbe sfigurato nella colonna sonora di Cars – e non è per niente un’offesa, tutt’altro – con i suoi riferimenti alle magie della città dei sogni e alle sue strade e lande incontaminate, che rimandano ancora una volta all’idea del viaggio senza meta, cui queste canzoni fanno da ideale accompagnamento.
Non voglio parlarvi di tutti i brani, anche se in ciascuno c’è almeno una particolarità di cui raccontare, però non posso non citare Real Life e Awkward Phase, ancora una volta sulla scia dei Weezer, con dei ritornelli infuocati e che canterete subito al primo ascolto, che conducono a quello che è stato il primo, spiazzante, singolo delle Bleached estratto dal disco: Shitty Ballet. Titolo punk che nasconde in realtà un brano essenziale fatto di voce e chitarra acustica, soluzione finora mai adottata dal gruppo e che quindi costituisce una vera e propria novità, lasciata giustamente in coda all’album, come chiusura intima e fragile, quasi a voler simboleggiare il ritorno a casa dopo il viaggio senza meta, poiché lontano da casa le radici rischiano di perdersi e c’è bisogno di ritrovarsi per poter poi ripartire. Ed infatti sul finale del brano tornano a ruggire le chitarre elettriche con l’irruenza del garage punk, come una richiesta verso l’ascoltatore: vuoi ripetere il viaggio? Sì, decisamente sì!
Non c’è nulla che non mi abbia conquistato in Don’t You Think You’ve Had Enough? (titolo che tra l’altro proviene dal ritornello di una canzone dello stesso album, Silly Girl), un disco che segnerà irrimediabilmente la mia estate in positivo e spero quella di molti di voi. Forse qualche brano non spicca come gli altri, ma in dodici canzoni è più che naturale; però sebbene i pezzi siano tanti, il platter non complesso non stanca, grazie alla varietà di soluzioni adottate. Il consiglio è sempre lo stesso: ascoltate, ascoltate e ascoltate a più non posso questo album e se ne avete la possibilità andate ad ascoltare le Bleached dal vivo, credo che sia uno spettacolo a cui valga assolutamente la pena assistere! Grande lavoro ragazze, continuate così!
P.S. Sul sito ufficiale della band il disco è disponibile in cassetta… Chi mi conosce avrà già capito. 😉
Voto: 9/10

Distribuito da: Dead Oceans
Data di uscita: 12/07/19
Dove potete ascoltare/acquistare il disco: Dead Oceans – Bleached Official Site – Bandcamp