PERFECT SON – “CAST”. Il sorriso pop della Polonia!

Se fosse uscito ieri questo disco sarebbe stato l’ascolto ideale di San Valentino per un sacco di persone, invece Cast esce oggi e col sole radioso che penetra dalle mie finestre mi accingo a parlarvene con il sorriso di chi ha appena ascoltato qualcosa capace di mettere di buon umore. E al giorno d’oggi mi sembra già abbastanza per promuovere un disco come, quantomeno, interessante.

Dietro il monicker Perfect Son si cela il produttore e cantante polacco Tobiasz Biliński il quale, dopo un passato dark pop dalle connotazioni sperimentali dietro le vesti di Coldair, nel 2016 decide di cambiare direzione in modo radicale e rivolgersi al più moderno panorama electro-pop e synthwave per pubblicare un album che fa della positività e della ballabilità i propri cardini.

La particolarità forse più ingente che questo artista si porta dietro oggi è legata al fatto che Perfect Son è il primo musicista polacco ad aver firmato con Sub Pop Records, la leggendaria etichetta di Seattle nota per aver aperto le proprie porte al terrremoto grunge degli anni ’90. Oggi l’etichetta ha delle priorità ben diverse, ma la perizia con cui sceglie gli artisti da distribuire rimane pur sempre di livello notevole. Il co-fondatore della label Jonathan Poneman ha effettuato una ricerca approfondita sulla musica di Biliński e sulla cultura polacca in generale, tale per cui ha deciso poi di scritturare Perfect Son all’interno del proprio roster.

Ma passiamo al disco, che si presenta con dieci brani dalla durata contenuta e possibilmente selezionabili tutti come potenziali singoli. Questa è la cifra stilistica dell’intero album, che ricerca in ogni brano il ritornello giusto, la memorabilità delle melodie e il ritmo incalzante per catturare l’ascoltatore.
Le canzoni contenute in Cast descrivono il potere della perseveranza umana e della consapevolezza di poter affrontare i lati più oscuri del proprio carattere facendo la pace con essi. Se a grandi linee possiamo parlare di sonorità (e mentalità) pop, nell’accezione più ampia del termine, è vero però che Biliński guarda ai propri brani con un gusto decisamente elettronico: la maggior parte delle canzoni del disco sono infatti guidate da beat electro che talvolta strizzano l’occhio addirittura all’house più impertinente e su questa solida base ritmica si stagliano synth tanto acidi quanto caldi e avvolgenti; It’s For Life è un perfetto esempio di questa concezione di scrittura che si serve sì di soluzioni pop, ma al contempo rende il brano perfettamente ballabile in qualsiasi discoteca.

Parlare dei singoli brani non ha troppo senso quindi, proprio perché stilisticamente i canoni di riferimento dei pezzi sono sempre gli stessi, con le dovute proporzioni, ma pur sempre simili tra loro. Eccezione sia So Divine, che mette in campo dei bassi tonanti e una cassa dritta che prende a piene mani dal moderno post punk elettronico di gruppi come The Soft Moon. Influenza, quella post punk, che ritorna anche in un episodio come High Hopes, unita a qualche reminiscenza new wave. Mentre il mio brano preferito rimane My Body Wants, che si fregia di una melodia ipnotica e di un ritmo talmente trascinante che è impossibile ascoltarlo senza muoversi.

Le dieci tracce dell’album sono state prodotte da Biliński e Marcin Buźniak all’Axis Audio di Varsavia e da Jeff Zeigler allo Uniform Recording di Philadelphia, per essere infine mixate e masterizzate ancora da Buźniak. In Cast è proprio la produzione a fare la differenza, più che le singole canzoni, che in ogni caso sono tutte indovinate e mettono in campo idee non così banali, specialmente nella commistione di archi ed elettronica e nel ripescaggio di certe melodie popolari che a un orecchio italiano possono risultare quantomeno inedite. Ma è proprio nella scelta dei suoni e delle dinamiche che l’album si differenzia dalla massa delle odierne uscite in ambito electro-pop, riuscendo a centrare un bersaglio decisamente non scontato.

L’unica pecca che colpisce in negativo le canzoni di Perfect Son è l’eccessiva somiglianza di struttura e di sonorità che lega alcuni brani e la mancanza di personalità percepibile in altri, che sarebbero (purtroppo) inseribili in una qualsiasi compilation pop in uscita in edicola se non portassero questo nome ancora nuovo. Penso che comunque sia un leggero “difetto” imputabile al fatto che parliamo di un debutto, sebbene l’artista in questione non sia proprio uno alle prime armi. Il mio consiglio, come sempre, è quello di ascoltare il disco o anche solamente i singoli brani, per farsi una idea iniziale, poi di trarre le proprie conclusioni. Sicuramente rimane un ascolto per molti versi stimolante e questo è tutto fuorché un male. Se volete un disco leggero e frizzante, Cast di Perfect Son allora fa per voi.

Voto: 7/10

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Distribuito da: Sub Pop RecordsAudioglobe

Data di uscita: 15/02/19

Perfect Son

Dove potete ascoltare/acquistare il disco: BandcampSub Pop RecordsAudioglobe

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